LE DONNE NEL CALCIO: DOTT.SSA MARUSCKA ABBATE
Pubblicato da Lucio Perrone in Sport · 19 Marzo 2025
Tags: #Calcio, ⚽ #DonneNelCalcio #ParitàDiGenere #CalcioFemminile #ManagementSportivo #SerieA #Scouting #GiovaniTalenti #Intervista #SportBusiness #CalcioEuropeo #PassioneSportiva
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Intervista alla Dottoressa Maruscka Abbate

D: Buongiorno, dottoressa, e grazie per aver accettato di parlare con noi. So che lei è molto riservata e non concede spesso interviste. Come si sente a far parte di un contesto prevalentemente maschile? Mi permetta di aggiungere, oltre ad essere una professionista stimata, che è anche una bella donna.
R: Buongiorno e grazie a voi per le belle parole nei miei riguardi. Vede, io non penso che nel 2025 esista ancora il concetto di ambienti per uomini o donne. Esistono piuttosto le competenze, lo studio e la passione, che possono portare una persona ad approdare in un determinato settore e, soprattutto, a rimanerci.
D: Come si è avvicinata a questo mondo?
R: Il mio è stato un approccio in punta di piedi. Per me non è un semplice lavoro, ma una passione. Tempo fa conobbi una persona che mi fece amare questo mondo, anche se, sin da bambina, mi piaceva guardare le partite mentre giocavo con le bambole.
D: E questa persona chi è? Milita ancora nel settore calcistico?
R: Preferisco non rispondere. Non è necessario sapere il nome.
D: Glielo chiedo perché attorno a lei c'è sempre un velo di mistero. Non è una donna che si espone molto e in molti si chiedono se sia sposata, se abbia figli o se viva solo di calcio.
R: Ho dei figli, una famiglia. Non vivo solo di calcio. Altro non occorre sapere.
D: Il suo nome è stato spesso associato a quello di un noto procuratore che ha gestito importanti operazioni di mercato e intermediazioni con grossi club europei. Collabora con lui? Ci può dire qualcosa?
R: Sa, la gente spesso associa nomi a piacimento a seconda degli scopi che vuole raggiungere. Non collaboro con nessun agente. Come le ho detto, la mia è una passione. Organizzo qualche evento sportivo, scrivo, esprimo la mia opinione su tematiche calcistiche e faccio da intermediaria per il calcio femminile. Non do peso alle critiche, così come agli elogi.
D: Se le facessi il nome dell'avvocato Giuseppe Bozzo, fondatore di AGB Sport Management? Mi sembra che in passato abbia collaborato con lui.
R: Se mi facesse il nome di Giuseppe Bozzo, le risponderei che è il mattatore del mercato, un visionario, un professionista ineguagliabile, un uomo di sani principi e valori morali. Ma non direi nulla di nuovo. Conobbi Giuseppe anni fa e per un breve periodo collaborai con lui a un progetto nel calcio femminile.
D: E quel progetto?
R: Non tutti i progetti, sebbene validi, trovano le condizioni giuste per essere attuati.
D: Secondo lei, le donne a livello manageriale nel calcio sono ancora viste con diffidenza?
R: Chi ha detto che donne e calcio siano agli antipodi? Oggi, nel 2025, c'è una cultura diversa. Certo, alcuni pregiudizi esistono ancora e non manca la diffidenza, ma le donne nel calcio e nello sport in generale ricoprono ruoli ben definiti. La Lega Pro ha annunciato con orgoglio di essere la prima lega calcistica europea con il 50% di donne nel board. Non mi piace parlare di "quote rosa", ma ritengo fondamentale la concretezza e la sensibilità che il mondo femminile può trasferire al calcio. Il calcio rimane un ambiente prevalentemente maschile, anche nel management, ma ci sono donne come Serena Salvione, Rafaela Pimenta e altre che si stanno affermando con successo.
D: Secondo lei, il calcio italiano è competitivo rispetto a quello europeo?
R: Assolutamente no. Negli ultimi anni non stiamo facendo calcio. I vivai dei settori giovanili propongono sempre meno giovani talenti da far approdare in Serie A, non perché non ci siano, ma perché non viene data loro la giusta attenzione. Lo scouting nei campionati minori è carente, eppure ci sono tanti ragazzi con qualità tecniche importanti. Si investe spesso su un prodotto già finito, straniero, piuttosto che puntare su un nostro talento da far crescere. Questo deficit si riflette nelle competizioni europee e mondiali, dove a malapena ci qualifichiamo. Guardi cosa sta accadendo a Milan e Juventus, due club storici che sono stati rovinati dalle stesse dirigenze. Quando si smette di fare calcio con il cuore, con la determinazione e l'attaccamento alla maglia, non si vince nulla. Il calcio è appartenenza e inclusione. Se si pensa di gestire una società calcistica come una semplice holding, alla lunga si sgretolerà.
D: La ringrazio, dottoressa, è stata esaustiva e chiara. Le faccio un'ultima domanda: se avesse una bacchetta magica, che regalo si farebbe per il futuro? E che regalo farebbe al calcio del futuro?
R: Al calcio augurerei di trovare professionisti e, prima ancora, uomini che credano davvero nello sport, nella parola data, nella tradizione. Persone che mettano il gruppo prima del singolo e che non lascino che gli interessi personali prevalgano su quelli collettivi. Solo così si possono costruire squadre e società solide e di valore. Per quanto mi riguarda, mi ritengo fortunata: nella vita ho avuto quasi tutto ciò che desideravo. Nella realtà, però, la bacchetta magica non esiste. Bisogna accettare le cose che non si possono cambiare, avere il coraggio di cambiare quelle che si possono cambiare e la saggezza per distinguere tra le due.