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L'INFORTUNIO: TERREMOTO NELLA VITA DI UN ATLETA

Calcio
Da un punto di vista emotivo e psicologico, un infortunio grave rappresenta uno degli eventi più traumatici che possano colpire un atleta. Può interrompere improvvisamente una carriera, minacciando quella sensazione di invincibilità e immortalità che, in una certa misura, appartiene a tutti i giovani.
Gli atleti fondano la propria identità sulle capacità fisiche, sulla prestazione, sul movimento. Quando queste vengono meno, è l’intera persona a sentirsi minacciata, destabilizzata. Non si tratta solo di un problema fisico, ma di un vero e proprio scossone all’identità personale.

L’infortunio sportivo, pur essendo una realtà comune e in qualche modo "accettata" nel mondo dello sport, porta con sé un carico emotivo spesso trascurato. La psiche dell’atleta, già messa a dura prova dal dolore fisico e dalla sospensione dell’attività, si trova a dover affrontare un micromondo di emozioni negative: paura, frustrazione, rabbia, tristezza, ansia, senso di colpa.
Purtroppo, oggi i protocolli riabilitativi si concentrano quasi esclusivamente sul recupero fisico, trascurando l’aspetto psicologico. A peggiorare la situazione, c’è una visione diffusa che paragona l’atleta a una "macchina", che – viste le retribuzioni – dovrebbe solo "funzionare", senza lamentarsi. Ma l’impatto emotivo è reale e profondo. Non è raro che molti sportivi abbandonino la loro carriera a causa del peso psicologico dell’infortunio, non solo per motivi fisici.
Integrare il supporto emotivo nei percorsi riabilitativi
È quindi fondamentale inserire negli odierni protocolli di riabilitazione interventi mirati alla gestione emotiva e mentale. Uno dei pilastri principali in questo percorso è il supporto sociale: il sostegno ricevuto dall’atleta da parte di allenatori, compagni di squadra, figure mediche, amici e familiari. Questo supporto può essere:
  • Emotivo (vicinanza psicologica, ascolto, comprensione);
  • Informativo (aiuto nella comprensione delle tempistiche e delle fasi del recupero);
  • Strumentale (aiuti pratici, organizzativi).
I fattori psicologici più rilevanti
Dopo un infortunio, è normale che l’atleta sperimenti una varietà di emozioni intense:
  • Rabbia, rifiuto, frustrazione, depressione, senso di perdita, confusione, senso di colpa, e talvolta anche disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
  • Ansia, descritta dall’American Psychiatric Association come "l’anticipazione apprensiva di un evento negativo futuro", può sorgere per diverse cause, tra cui l’assenza di supporto sociale e l’incertezza sul proprio futuro.
  • Stress, inteso come la risposta psicofisica a richieste percepite come eccessive rispetto alle proprie risorse.
  • Dolore, che non è solo una sensazione fisica, ma può diventare un ostacolo mentale, stimolando ansia e paura.
È importante gestire il dolore su più livelli:
  1. Valutare il significato che l’atleta attribuisce al dolore;
  2. Mantenere la concentrazione;
  3. Elaborare un piano d’azione;
  4. Regolare i meccanismi fisiologici e mentali che influenzano la percezione del dolore.
Rientrare in campo: un momento delicato
Il ritorno all’attività sportiva è uno dei momenti più delicati. L’atleta si trova ad affrontare pressioni esterne (da parte della società, dello staff, del pubblico) e interne (paura di rifarsi male, incertezza sulle proprie capacità).
Le emozioni che emergono in questa fase sono forti e contrastanti: ansia, timore, mancanza di fiducia, senso di isolamento. È essenziale quindi valutare la prontezza psicologica e fisica prima del rientro. I fattori chiave da considerare sono:
  1. La fiducia nel rientro;
  2. Le aspettative realistiche sulle proprie capacità;
  3. La motivazione a tornare agli standard pre-infortunio.
Quando l’atleta si sente completamente guarito, crede nella qualità del percorso riabilitativo, non ha più paura di farsi male e ha fiducia nei propri mezzi, la probabilità di un ritorno positivo aumenta.
Burnout e Dropout: quando l’atleta si spegne
L’esperienza dell’infortunio può portare l’atleta anche verso il burnout: una condizione di stress cronico, unita a sensazioni di fallimento, cinismo, distacco. Se questa condizione non viene compresa e affrontata, può portare al cosiddetto dropout, ovvero all’abbandono dell’attività sportiva.
Conclusione
Nessun atleta è immune dagli infortuni. In qualsiasi momento, un evento improvviso può cambiare il corso di una carriera. Ma, nonostante il dolore e le difficoltà, si può rinascere, più forti di prima. Lo sport insegna anche questo: a cadere, ma soprattutto a rialzarsi.
Il dolore fisico è difficile da spiegare. Qualsiasi definizione sembra o troppo poco o troppo, ma forse è entrambe le cose. Anni di sport lasciano segni, cicatrici, limiti, ma anche insegnamenti. Lo sport chiede tanto, il calcio chiede tanto, e spesso si paga subito. Ma chi vuole vedere l’arcobaleno, deve imparare ad amare la pioggia.


A MATTIA
Che sta affrontando tutto questo con coraggio.
Con l’augurio di tornare più forte di prima e far brillare ancora quel numero 9 sui campi che tanto ama.
Ti aspettano.
Created by Roberta Rossi
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